Capranica come me la ricordo io

L’ultimo capraro
In questa bellissima foto di Francesco Morera (Checchine’), è ritratto Alberto Ceccarini (Giggiare’), che con il suo gregge di capre è intento a superare la faticosa erta delle “gradelle” (gradoni di tufo). Alberto, per ultimo tra i capranichesi, ha esercitato il mestiere di capraro fino alla fine degli anni Settanta

Capranica come me la ricordo io
Lessico semiserio di un mondo che non c'è più

In questa pagina sono raccolti una serie di post che riguardano la "mia" Capranica, così come la ricordo io. E' ovvio che un simile elenco non può contenere qualsiasi cosa. Un'altra, o un altro, avrebbero senz'altro ricordato cose diverse da quelle che ho ricordato io in questa sezione del mio blog. Però ci saranno sicuramente delle voci che faranno rivivere i ricordi di molte persone, perché nella storia di una Comunità c'è sempre un minimo comun denominatore che la identifica, ovvero, come lo definisce Treccani, "l’elemento o l’insieme di elementi che, posseduto da più persone o cose, rende possibile di riunirle in gruppo o considerarle sotto il medesimo punto di vista" . Ed in effetti, a pensarci bene, questi elementi comuni sono davvero parecchi.

Si è vero. Ammetto che l'idea non è originalissima. Me l'ha ispirata la lettura del "Dizionario delle cose perdute", di Francesco Guccini, nonché del suo seguito "Nuovo dizionario delle cose perdute". La copertina del primo (la caravella dei Monopoli di Stato che era raffigurata sui pacchetti delle mitiche Nazionali), ben più di quella del secondo (una insegna di un telefono pubblico a gettoni), ha risvegliato in me una vera e propria folla di ricordi e scatenato una sorta di gigantesco meccanismo ipertestuale: dal pacchetto di nazionali senza filtro, come non pensare alle osterie? O ai cinema dove si poteva fumare? Oppure al vino delle fraschette estive con i loro assetati frequentatori? E nei cinema? Le terze visioni di Franco e Ciccio con i lacci di liquirizia e i bruscolini. E poi la vendemmia. E la campagna con le allegre compagnie di nocchiaroli impegnate nell'adunata durante la raccolta. E i giochi di noi bambini. Le figurine adesive (e non). Eppoi i bar, i fumetti western della Bonelli, le estati al Campetto con i suoi mitici gestori, i capelli lunghi e le infestazioni di pidocchi, l'inizio della scuola e la cartella scolastica, il buonissimo Chinotto Neri con la sirena dello stabilimento...

Ero troppo piccolo quando la mia famiglia, nel dicembre del 1968, si trasferì a Roma. Raccontava mia madre che piangevo continuamente chiedendole di riportarmi a Capranica. Per me era quella casa mia. Proprio non ci volevo stare a via Portuense. E non si poteva non darmi ragione. Perché dal grande terrazzo della casa dove sono nato, all'ultimo piano di un antico palazzo di via degli Anguillara, potevo vedere le montagne innevate dell'Appennino, il verde dei nostri boschi, un cavallo che pascolava placido nel pratone che fu un tempo dei De Calboli e poi del Pincio, e che chiamavo "Fu'iaaaa" con tutta la voce che avevo in corpo (senza la "r" perché non riuscivo a pronunciarla). Invece il panorama offerto dalla casa di Roma non era altro che un grigio muraglione della ferrovia, i banchi di un mercato rionale, un cortile interno ad un tipico caseggiato romano degli anni Venti. I miei pensarono seriamente di ritrasferirsi a Capranica per farmi stare meglio, ma non era possibile. E così la "mia" Capranica la desideravo per tutta la settimana. Costretto com'ero da quella specie di "cattività" trasteverina, la sognavo tutti i giorni fino a quando, all'uscita di scuola del sabato, ripartivamo finalmente con tutta la famiglia alla volta del nostro Paese. I fortunati che non sono stati costretti a partire con le loro famiglie, e che hanno vissuto la loro infanzia tra le rosse case del borgo, forse non comprendono appieno di cosa parlo... Dove sono le radici, sono anche i rami e le foglie.

Sorpasso l'ultima curva
tagliata nella parete boscosa 
e appena intravedo
il colle,
assiepato di case,
riprovo le stesse emozioni
di ieri e di sempre.

da "Finestra sull'Universo", Benito Corradini

 

Ed ecco qui di seguito le voci del mio "Lessico":

Addunà
Album delle figurine
Ammazzamosche
Ammazzatora
Acqua ferruginosa (Acquaforte e 'u Grotto')
Biove' e i giochi con le bilie
Fiorita
Banda “Carlo e Annibale Chiassarini”
Bar (barretto, CRAL, ARCI e Sarvato’)