Questo sono io

 


Mi chiamo Fabio. Vivo e lavoro a Capranica, un paese della Tuscia (siamo in provincia di Viterbo, nel Lazio, Italia). Sono nato nell’altro secolo. Anzi: nell’altro millennio. L’anno è il 1966, quello dell’alluvione di Firenze, della sconfitta dell’Italia calcistica contro la Corea, di Leonid Breznev che diventa segretario del PCUS, del libretto rosso di Mao, dei bombardamenti massicci sul Vietnam da parte degli americani; Simon & Garkunkel pubblicano The Sound of Silence, i Beatles l’album Revolver e per la prima volta dopo la chiusura del Concilio Vaticano II, in una chiesa romana viene celebrata una messa beat.

Sono sposato con Maria Teresa sin dal luminosissimo 1993 e insieme abbiamo avuto due figli: Sara Giuseppina (1998) e Giuseppe Maria (2001).

Dopo tanti giri nella Pubblica Amministrazione (Monopoli di Stato, Ente Tabacchi, Ministero delle Finanze, Comunità Montana dei Cimini), nel 2008 sono approdato nell’Amministrazione Comunale del mio Paese, dove mi occupo di servizi demografici, attività produttive, personale e tributi (e si, un vero e proprio pot-pourri, ma d’altronde il nostro è un piccolo Ente). Mi ritengo fortunatissimo perché lavorare in Comune è un po’ come lavorare dentro casa. Non solo per la vicinanza fisica del posto di lavoro all’abitazione (ci posso andare a piedi), ma soprattutto perché dentro casa si fa quello che c’è da fare, così come viene, senza badare a chi spetta farlo. E spesso da noi si fa proprio così.

Mi piace la musica. Non solo mi piace ascoltarla (sono cresciuto a cantautori e a rock progressivo italiano e britannico, senza disdegnare il buon rock-blues, che come il vino nelle botti di rovere più invecchia e più diventa buono), ma anche suonarla (ogni tanto con gli amici degli Stukas ed altri apparecchi, e prima ancora con i Perfect Strangers e la miticissima Bau-Band), o cantarla… perché “sono un ragazzo fortunato perché m’hanno regalato un sogno, sono fortunato perché non c’è niente che ho bisogno e quando viene sera e tornerò da te, è andata com’è andata la fortuna è di incontrarti ancora…“.

Mi piace la fotografia. Anche se non sono un fotografo vero. Preferisco di più definirmi, infatti, come un “archivista di attimi”: uno che usa la macchina fotografica per arricchire la sua “collezione” di momenti che soltanto in quell’istante preciso “sono”, e che non saranno mai più. Perché è grazie alla fotografia che questi attimi fugaci e labili possono rivivere e rendersi presenti.

Mi piace scrivere. Lessi un giorno che “nulla dies sine linea” e decisi di interpretare questa frase di Plinio il vecchio in senso assolutamente letterale: non far passare giorno senza aver scritto qualcosa. Prima il sito www.encyclocapranica.it (aperto nel 2000 e chiuso nel 2012), poi il blog Hic et nunc – Qui e adesso (aperto nel 2006), e recentemente il sito www.capranicastorica.it. In mezzo a tutto questo articoli e collaborazioni (Avvenire LazioSetteVocela Cittàla LoggettaI careIdentità), e alcuni libri di storia locale.

Ed è proprio questa l’altra mia passione: la storia dei nostri sassi di tufo e della nostra gente; dei “miei” sassi di tufo e della “mia” gente. Mi piacciono soprattutto le storie personali degli uomini che hanno fatto da protagonisti nella storia recente del mio Paese, quelli che hanno costruito l’affascinante 900 capranichese, che un giorno vorrei come titolo del più interessante (per me) dei miei libri. Conoscere la storia di questi sconosciuti personaggi è nello stesso tempo conoscere la storia recente di Capranica.

Mi piace leggere. Mi interessano di più i saggi storici, quelli relativi al Novecento, alle due Guerre Mondiali, al fascismo, alla resistenza, all’Italia della ricostruzione, agli anni di piombo. Mi piacciono le biografie ed anche le agiografie, soprattutto di alcuni santi e di testimoni che ritengo abbiano incarnato il vero spirito del Vangelo. Preferisco la letteratura italiana a quella estera. Dovendo scegliere, ho sempre preferito un Eco ad un Brown, un Calvino ad un Asimov, un Levi oppure un Gadda ad un Crichton o ad un King. Eppoi Silone, Sciascia, Biagi, Bocca, Pansa. Tra gli americani sono un po' scarsino, perché credo di aver letto solo Kerouac e Lee Masters, ma solo perché influenzato da "gente" come Guccini e De Andrè.

Mi piace il cinema. Anche qui, come nella letteratura, preferisco quello italiano degli anni Sessanta-Settanta a quello americano, soprattutto se recente. Un film di Monicelli (forse il mio preferito in assoluto), Scola, Risi… ai quali aggiungo i più contemporanei Luchetti, Mazzacurati, Virzì, Salvatores, Tornatore… è sempre preferito. Ma apprezzo anche, e di molto, registi europei o americani.

Mi piace la politica. Anche se in politica sono un apolide, un relativista, uno a cui piace cogliere il buono secondo coscienza. Lì dove il buono sta, sia a destra che a sinistra, senza pregiudizi ideologici. Ben consapevole che categorie come destra e sinistra appartengono soltanto ad un passato da cui sarebbe bene imparare qualcosa. E d’altronde, sposare pienamente un’idea e ritenerla giusta tout-court mi sa, francamente, di becera tifoseria calcistica. Cave homine unius libri.

Sono credente e cattolico. Cerco di praticare con tutti i miei limiti, le mie immense inquietudini, i miei fallimenti, le mie miserie (tante), cadendo spesso, cercando di rialzarmi con tanta fatica, aggrappandomi a chi mi sta vicino… Spesso sono io ad aggrapparmi, ma altrettanto spesso sono altri che si aggrappano a me. Perché sono convinto che ci si salva insieme e che sarà il “noi” a vincere.

Insomma, questo sono io.


Malta, aprile 2018

Capranica, luglio 2017

Capranica, aprile 2017

Sono un ragazzo fortunato…,
A Ronciglione, al "palazzetto", in un lontanissimo Carnevale del 2004

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