27 dicembre 2006

Welby e i funerali religiosi


Sono ancora vive le polemiche suscitate dalla decisione del Vicariato di Roma di non concedere i funerali religiosi a Piergiorgio Welby. Come al solito, più a sinistra che a destra, si sono levate numerose voci di disapprovazione verso un atteggiamento, quello della Chiesa, stigmatizzato come “incomprensibile e privo di umana pietà” (è il commento del DS Gavino Angius, vice-presidente del Senato). E così, tra citazioni di Ghandi e allusioni a Pinochet, tutto il centro-sinistra ha sparato sulla decisione del Vicariato di Roma, e segnatamente del Card. Ruini che, in quanto vicario del Papa per la diocesi di Roma, ne è la carica più alta (qui il comunicato stampa del Vicariato). Marco dell’Olmo, Ansa, riporta una serie di dichiarazioni raccolte da esponenti politici di destra e di sinistra: ecco il link.
Certo che, viene da pensare, è singolare il modo con cui si pretenderebbe che la Chiesa faccia ciò che si vorrebbe, davanti a ogni questione morale. Stavolta il problema è l’eutanasia, ma ce ne saranno altri, possiamo starne certi. E così prima si vorrebbe che la Chiesa conceda il diritto di rifiutare le cure e all’occorrenza di farsi ammazzare, e dopo si vorrebbe anche che conceda i funerali religiosi. Ben sapendo che né l’una né l’altra possibilità sono contemplate nella dottrina cattolica. Anzi cristiana. Attacchi strumentali quindi. Ti chiedo di concedermi una cosa che so bene che non potrai concedermi e poi ti attacco. Chiaro come l’acqua. Ma poi, Welby non era ateo?  E perché un ateo, che immagino razionale, dovrebbe chiedere i funerali religiosi se è ateo? Allora non era ateo… Anselmo d’Aosta afferma che l’ateo per dire che Dio non esiste, ne conosce la nozione e quindi ne riconosce l’esistenza…
Va bè - dice Alfonso Pecoraro Scanio - ora basta con le polemiche. Ora è necessario che il Parlamento approvi una legge per colmare il vuoto normativo sul diritto al rifiuto delle cure. E se possibile, aggiungiamo malignamente noi, qualche comma che imponga alla Chiesa di celebrare coattivamente, e quindi per legge, i funerali religiosi a chi compie scelte come quella di Welby.

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