27 gennaio 2009

La festa di Sant'Antonio Abate a Capranica


Gli animali e il fuoco. Sono questi gli elementi che ricorrono incessantemente per la festa di Sant'Antonio, invocato dalla pietà popolare per la protezione delle bestie domestiche e contro l'herpes zoster, il terribile fuoco di Sant'Antonio. Ancora oggi a Capranica, come in altre città d'Italia, il 17 gennaio si celebra questa tradizionale ricorrenza: un misto di elementi religiosi e pagani che affondano le loro radici nelle origini rurali della comunità. Una festa in cui la perpetuazione di antiche usanze e riti ancestrali, nonostante il cambiamento radicale degli stili di vita, avviene con una grande partecipazione da parte dei capranichesi, trasformando questo appuntamento annuale in un momento particolarmente suggestivo e allegro.

Ma chi era davvero Sant'Antonio? E che significato hanno i simboli a lui legati?
Eremita, taumaturgo, saggio, mistico, veggente: Sant'Antonio entra nella devozione popolare per una molteplicità di aspetti della sua personalità. Originario di Keman, in Egitto, dove nacque nel 251, la sua vita è narrata da Anastasio di Alessandria, che per primo ce ne riporta gli episodi salienti. Raffigurato in avanzata età, con l'inseparabile bastone a forma di Tau e il campanello, è sempre contornato da animali domestici, con i quali, secondo la tradizione, conversava amabilmente. Famoso anche per la sua lotta contro il demonio, subì tentazioni eccezionali dal cui fuoco si seppe difendere attraverso la preghiera continua. E in ricordo di questo fuoco, che ne tormentava l'anima, la vigilia della festa viene celebrata con il tradizionale focarone: 'u focarò.

Il fuoco. Il fuoco che illumina, che scalda, che consuma, che purifica.
A questo fuoco, che brucia oggi nel mezzo della Piazza VII luglio, venivano anticamente attribuite delle proprietà terapeutiche, forse magiche. Dalle sue ceneri, infatti, venivano ricavati gli unguenti lenitivi contro l'herpes zoster, il male degli ardenti. Chi ne soffriva veniva curato anche attraverso l'unzione con il grasso del maiale, animale tradizionalmente caro al Santo, per ottenere una pronta e definitiva guarigione. L'intercessione del Santo, da sempre ritenuto un potente taumaturgo, veniva invocata sul malato con fede e devozione, segnando con le dita la parte dolorante, riproducendo il Tau antoniano.

Oggi la festa di Sant'Antonio viene vissuta dai capranichesi come un momento di festa chiassosa, nell'attesa della benedizione degli animali... e perché no? Anche dei loro padroni. Il santo viene trasportato dai Confratrelli della Pia Società di Sant'Antonio Abate, vestiti con un saio che ricorda i panni dell'eremita egiziano, nella Piazza San Francesco facendosi largo tra la folla festosa. Mentre il Santo guarda verso la gente, che ancora oggi con devozione si ricorda del suo potente patrocinio, dal sagrato della Chiesa, dopo una breve orazione, il sacerdote scende per la benedizione dei numerosissimi animali, che impartisce con copiose aspersioni di acqua benedetta.
Al termine, tutti sono invitati a prendere un maritozzo di Sant'Antonio, distribuito dai confratelli della Pia Società, in segno di buon augurio perché l'inverno non riservi sorprese dannose ai raccolti, e di speranza per l'arrivo della primavera.
Evviva Sant'Antonio!


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