27 novembre 2010

Don Piccolo

Estate 1992, Champoluc (AO), escursione ai laghi Pinter


Cinque anni fa volava in cielo Don Piccolo. Questo l'articolo che - indegnamente - scrivevo su LazioSette a nome di tutta la Presidenza diocesana di Azione Cattolica.

“Lui verrà! Verrà col tepore della primavera, o col sole dell’estate, o dopo un lungo freddo inverno, ma verrà…ci spalancherà le braccia e la sua gioia ci travolgerà!”

Ci mancherà quel suo sorriso semplice e contagioso. Ci mancheranno la sua cortesia sconfinata e la sua ironia leggera e gentile. Ci mancherà la sua straordinaria disponibilità ad ascoltare, ad andare incontro agli altri, a capirli a tutti i costi. Ci mancherà la sua umiltà intellettuale (lui con due lauree) e la sua semplicità disarmante. Don Pier Luigi se n’è andato nell’alba livida e piovosa della prima domenica d’Avvento. Così. In punta di piedi. Con la serenità di chi ha combattuto la buona battaglia e conservato la fede. Lui che aveva scelto di suscitarla, la fede, nella gente, negli altri, in chi incontrava nel suo giorno di prete. E forse il suo segreto, o la sua forza, stava proprio in quel nomignolo che egli stesso si era attribuito. In quel farsi “piccolo” che solo le anime grandi, per dirla con Benigni, sanno cogliere, e fare proprio. Fino ad assumerlo come stile quotidiano di vita.
Don “Piccolo” era fatto così. Amava le cose semplici, come le sue “bisacce”, che tanto richiamavano il pellegrino anelante verso quella “pietra preziosa” che spesso ricordava, e contemporaneamente guardava verso l’alto, alle cose grandi che ti mandano dritto verso il cielo. Servire facendosi ultimo: questo il suo programma di vita e di sacerdozio. Cristo e la sua chiesa, innanzitutto, e poi il suo vescovo, la sua gente, il mondo. E nel ricordino della prima messa, tutta la sintesi dell’incontro con “il suo Signore e il suo Dio”: quasi un manifesto. Prima con l’impegno nelle fila di Azione Cattolica, come vice-presidente diocesano giovani e membro della delegazione regionale del Lazio. Poi a Roma, durante il Seminario, con la forte esperienza tra i detenuti del carcere di Rebibbia. Infine nel sacerdozio, attraverso il quotidiano lavoro tra la gente di Manziana, che tanto ha amato e da cui subito si è fatto amare.
Ma “dire” di Don Pierluigi separatamente dalla “sua” Azione Cattolica, sarebbe assurdo. E’ qui, infatti, che per tutti diventava Don “Giggi” o, semplicemente, “Giggi”. E’ qui che era cresciuto nella fede ed aveva maturato la scelta di farsi prete. Qui, infine, era stato assistente diocesano del settore giovani, e ora, fino all’alba del 27 novembre, assistente unitario. Come non pensare, quindi, ai campi a Saint Jacques, ai ritiri al Soratte e a Civitella San Paolo, alle straordinarie GMG, alla quotidianità di San Giuseppe Operaio, agli incontri a Castel Sant’Elia., e poi alla “perla preziosa”, alla “bisaccia del pellegrino”, alla Regola spirituale dei giovani di A.C., ai viaggi a Roma, a Nazzano, al Seminario di Nepi….
E così non poterlo incontrare ancora, non poterci parlare, e sapere di non poter più farsi coinvolgere dal suo sorriso, ma di doversi accontentare invece, d’ora in poi e per sempre, solo del suo ricordo (diretto o evocato, fa lo stesso), lascia tanto tanto umano amaro in bocca…
Ecco allora che quel “Lui verrà!”, che imperscrutabilmente è emerso dalle pagine della guida unitaria di quest’anno associativo, e che ci conforta dicendoci: “Non abbiate paura: è risorto!”, diventa ragione e motivo di speranza per tutti noi. Per mamma Elena e papà Carlo. Per Paolo, il don “grande” della famiglia. Per i confratelli sacerdoti, per gli amici, i compagni di A.C., i parrocchiani di Manziana, per tutti. E sapere che Giggi è volato in cielo con l’assoluta certezza di partecipare alla eterna pace del Signore, deve farci sperare che lo rincontreremo, un giorno, vicino o lontano che sia, in quello stesso luogo celeste.
Lì non servirà più di ricordarci di lui o di ricordarselo, perché Don Giggi verrà ad accoglierci sulla soglia del Paradiso, spalancandoci le braccia e travolgendoci con la sua immensa gioia.
Di rivederci ancora.

pubblicato su "Avvenire - LazioSette", domenica 4 dicembre 2005

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