Al di là dell'impegno e dell'entusiasmo con il quale i ragazzi di 1^ media hanno affrontato ieri sera la loro prima recita natalizia, di come i loro educatori (?) li abbiano guidati nella sua preparazione, degli applausi del pubblico, delle risate a scena aperta per le battute in dialetto (tra l'altro abusatissime), della bravura dei piccoli attori e compagnia bella, proprio non riesco a vedere o a capire (fate voi) l'utilità pastorale di un simile spettacolino natalizio.
Ma d'altronde non si può pretendere che di fronte ad abbuffamenti mediatici fatti di palinsesti infarciti di pellicole natalizie "per bene" e politicamente, anzi, religiosamente corrette, proprio qui a Capranica, un paese normale, fatto di gente normale, si possa pensare di fare uno spettacolino che per lo meno si ricordi del Protagonista del Natale.
E sì, perché ti aspetti, dal momento che questo viene allestito nell'ambito di un gruppo parrocchiale cristiano e cattolico - oltreché guidato da un gruppo di educatori (??) che si da' per scontato siano cristiani e cattolici - ti aspetti, dicevo, che qualche parolina su quel Gesù Bambino che nacque in una mangiatoia in uno sperduto villaggio della Galilea (ora Cisgiordania), sotto il regno di Erode il Grande e durante l'Impero di Cesare Ottaviano Augusto, venga sprecata. Non un sermoncino, di quelli persino un pò stupidini che ancora in qualche classe dabbene della scuola primaria (come quella di Capranica, purtroppo) fanno imparare a memoria, ma qualcosa di più. Qualcosa di cristiano direi, quasi come la celebre battuta di Moretti a D'Alema nel film "Aprile" (...dì qualcosa di sinistra...).
E invece? Nulla... Una recitina carina, per bene, pulita, con tanti sorrisi, genitori in visibilio per aver visto i propri figli esibirsi su un palco, ma... null'altro. Tanto che se invece di chiamarsi "recita dei ragazzi del gruppo parrocchiale di 1^ media" si fosse chiamata "recita dei ragazzi della classe 1^ media dell'IC Nicolini" e punto, non sarebbe cambiato nulla. Anzi. Lì si che sarebbe stato necessario, dato il principio di laicità della scuola pubblica, essere religiosamente corretti (o laicamente corretti)...
Un'occasione perduta. Ecco cos'è stata davvero questa recitina (non so proprio come chiamarla).
E mi pare che il testo della canzone "A Natale puoi", cantata durante lo spettacolino, venga buono a spiegare meglio quello che io vorrei esprimere: a Natale si può dare di più. La canzone dice "di più", non di meno. Per questo la recita (una volta le chiamavamo "recital"), è stata un'occasione sprecata. Un'opportunità per far capire ai ragazzi l'importanza di distinguersi dalla massa, di prendere le distanze da un Natale consumistico, e di rimettere finalmente al centro di tutto Gesù, Signore della Storia e del Mondo, che nonostante le nostre miserie continua ad amarci facendosi uomo per noi.
E invece noi che facciamo? Buttiamo via il nostro Salvatore per sostituirlo con una festa tutta chiacchiere e distintivo, fatta di lucette, fiocchi di neve (finta pergiunta) e "spirito del Natale" all'americana con obesi Santa Claus ed immancabili e odiosi "oh! oh! oh!".
Perché è questo ciò che stiamo facendo del Natale. Tutti sono in grado di vedere con i propri occhi che è proprio così... nonché di lasciarsi andare subito dopo alla nostalgia dei Natali passati (quasi alla Dickens), di quando eravamo bambini.
Ma sarebbe bastato far ricordare ai ragazzi, e da questi al pubblico di genitori, nonni e e zii presenti in sala, che il Natale non è soltanto una parola e basta, ma è il Natale di Nostro Signore Gesù Cristo e che non c'é un Natale senza questo piccolo e tutt'altro che trascurabile particolare.
E la scenetta in capranichese? Sarebbe bastato, oltre che far ridere il pubblico con le solite e trite "marparole" dialettali e un'accozzaglia forzata di proverbi e frasi fatte, dare magari un risvolto un pò più sensato alla cosa... come si faceva un tempo, senza inventarsi nulla di particolarmente difficile: un fervorino finale, anche retorico, forse banale... ma almeno un accenno a questo Gesù Bambino che è nato andava fatto.
E allora mi viene da constatare, ancora una volta, che solo se lo respiri Gesù Cristo lo fai anche respirare. Solo se lo vivi lo fai vivere. Solo se l'hai incontrato lo fai incontrare. O siamo cristiani, o non lo siamo. Sta a noi scegliere. E sta agli educatori aiutare i ragazzi a maturare consapevolmente questa scelta... E' questo il loro "mestiere".
Ma, altra constatazione, bisognerebbe pure interrogarsi su che tipo di formazione hanno ricevuto e ricevono gli educatori (???) di questi ragazzi. Non basta frequentare un corso in diocesi o ascoltare una catechesi del vescovo per avere la patente o il diploma di responsabile... Discorsi fatti e rifatti che non meritano ancora parole, ma che lasciano tanta amarezza...
Per questo a Natale si può, e a Natale si deve dare di più.
Magari tornando, senza vergogna, a parlare anche di Gesù Cristo...
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