09 settembre 2025

Ciao Stefano



Confesso. Di Stefano Benni non ho letto altro che la sua trilogia baresca: Bar Sport, Bar Sport 2000 e il Bar sotto il mare. Non ho letto, per esempio, la Compagnia dei Celestini, forse il suo romanzo più celebre. In compenso, però, Bar Sport lo avrò letto dieci volte. L’ultima lo scorso maggio, quando avevo bisogno di un po’ di leggerezza e di tirarmi su per un periodo no. Ed ogni volta che l’ho letto, è come se fosse stata la prima. Perché ogni volta mi ritrovo a ridere da solo come un matto immaginandomi dal vero le scene che Benni descrive, la fauna che popola il bar, i tic e le abitudini di un’umanità varia e colorata che viene descritta con la maestria di un pittore. Perché Bar Sport è un affresco. È un affresco delle nostre abitudini, della nostra società, di un mondo variopinto e pittoresco che si è perso nei meandri del tempo. Nel cinema trova il suo più sicuro corrispondente in Febbre di Cavallo, di Steno. Da Bar Sport, come da Febbre di Cavallo, traggo ogni giorno massime e insegnamenti utili per affrontare la vita quotidiana con meno pesantezza, aiutandomi a non prendermi sul serio, a sdrammatizzare ciò che dramma non è, a vivere le cose con un po’ di ironia per sconfiggere qualche amarezza che la vita - non essendo solo dolce come desideriamo - ti riserva. Ed ecco che la Luisona, il Tennico, il Cinno, il Bonivelli-tuttofare, Antonio detto Onassis, il nonno da bar… rimangono lì, da una parte nei miei ricordi, pronti per materializzarsi alla bisogna, per farmi sorridere ed aiutarmi a fare spallucce. Grazie a Stefano Benni.

Nessun commento:

Posta un commento

Ciao! Grazie per aver lasciato un commento su Hic et Nunc!