10 aprile 2006

Elezioni politiche: fuori il crocifisso dai seggi


Elezioni, tolto crocifisso da seggio
In comune nei pressi di Terni, indagano carabinieri
(ANSA) - AMELIA (TERNI), 9 APR - Ieri in un seggio di una scuola di Fornole (Amelia), il presidente della sezione avrebbe deciso di togliere il crocifisso dal muro. La sua decisione ha causato le immediate proteste di alcuni rappresentanti dei partiti di centrodestra impegnati nello stesso seggio.Sono stati gli agenti della GdF ad avvertire del fatto i carabinieri di Amelia, che in tarda mattinata hanno compiuto un sopralluogo. Il crocifisso, al momento, non e' stato ancora ricollocato al suo posto.
Fonte: http://www.ansa.it/main/notizie/awnplus/elezioni2006/news/2006-04-09_1091884.html

Appena qualche settimana fa, il Consiglio di Stato aveva sentenziato che il crocifisso deve restare nelle aule in quanto simbolo di valori civili (Consiglio di Stato , sez. VI, decisione 13.02.2006 n° 556). E non "perché sia un “suppellettile” o un “oggetto di culto”, ma perché “è un simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili” (tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti, etc…) che hanno un’origine religiosa, ma “che sono poi i valori che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello Stato” (cfr.: Pierangelo Dagna, in http://www.altalex.com/index.php?idnot=10360).
Ora, per l'esercizio del diritto-dovere fondamentale di una democrazia, cioè il voto, si grida allo scandalo e si pretende che quel "simbolo", venga rimosso dalle aule di seggio.
E si danno anche consigli su come pretendere la rimozione del "simbolo di una religione specifica (non più di stato dal 1984) e che, (...) vìola il supremo principio costituzionale della laicità dello Stato" (cfr. UAAR - Unione degli Atei Agnostici Razionalisti: http://www.uaar.it/uaar/campagne/scrocifiggiamo/48.html).
Annotiamo un po' di confusione nell'utilizzo del termine simbolo,  il cui significato - purtroppo - non è evidentemente conosciuto a fondo persino dal Consiglio di Stato che sembrerebbe intenderlo di più nel senso comune di "segno". Il simbolo (dal greco symbàllò, «metto insieme») è infatti di per sé un qualcosa di unificante e universalmente valido per tutti. Il segno no. Si pensi, ad esempio, ai segni del nostro alfabeto, di origine fenicia, ma comunque diversi da quelli dell'alfabeto greco o cirillico. Eppure alcuni suoni vocali sono i medesimi, ma vengono indicati graficamente, e convenzionalmente, in maniera diversa. Secondo la definizione hegeliana, il segno «rappresenta un contenuto del tutto diverso da quello che ha per sé», e cioè tra il segno e ciò che esso significa vi è un rapporto di reciproca indifferenza e convenzionalità. Tutto questo non si ritrova nel simbolo, in cui sono "messi insieme" - come ricorda la sua etimologia greca - il segno e il suo significato.
Ma il "mettere insieme" deve essere condiviso da tutti. O almeno dovrebbe, se non fosse per quel relativismo che ormai sta minando le basi della nostra società.
E allora, per il crocifisso viene da dire che l'unica definizione ancora attuale è quella di San Paolo: scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci ... potenza di Dio e sapienza di Dio (1 Cor 1, 23-24).
A questo i cattolici, i cristiani, saranno chiamati a (ri)abituarsi.

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