Sicuramente, ancora pochi politici
locali hanno capito le potenzialità dei social network come Facebook e Twitter in
una competizione elettorale. E’ questo il dato che emerge chiaramente, in tutta
la sua portata, nella appena conclusa campagna elettorale per il rinnovo delle
amministrazioni regionali e provinciali. E così, se può essere ancora
relativamente non necessario servirsi di Facebook per le elezioni provinciali,
vista la dimensione tutto sommato molto piccola dei collegi, per i candidati
alla Presidenza della Provincia e per quelli alla carica di consigliere
regionale nel collegio della Tuscia, utilizzare (e saperlo ben fare) un
social-network come questo può davvero fare la differenza. Tuttavia, se le
ancora recenti elezioni presidenziali americane sono state segnate in maniera
preponderante dalla Net campaign,
ovvero della campagna elettorale in rete, i politici nostrani, finora
molto bravi a stringere mani, di fronte al fenomeno digitale e al
social-networkig sono apparsi abbastanza impacciati e certamente non
consapevoli dell’importanza che ormai riveste una simile tipologia
comunicativa. Ed è per questo motivo, quindi, che la campagna elettorale dei
candidati viterbesi ha mostrato soprattutto ombre e solo qualche luce.
Come
quella di Giuseppe Parroncini (PD), eletto con più di 10.000 preferenze al
consiglio regionale del Lazio, che su Facebook è stato capace di raccogliere
intorno a se ben 1739 amici (dato al 28 marzo 2010) e una piccola rete di motivati
comitati elettorali comunali. La sua pagina, sempre iperaggiornatissima, ha
riportato in tempo reale tutti i suoi appuntamenti elettorali, le attività di propaganda elettorale, i
comunicati stampa. Grazie ad un efficientissimo servizio di mailing, tutto l’insieme
di amici è stato sempre aggiornato su queste attività, che quindi non solo sono
state pubblicate sul wall del profilo, ma anche diffuse capillarmente via mail.
Evidentemente, tutto questo, grazie ad un efficientissimo e preparato gruppo di
staff.
Per rimanere dal lato del PD, c’è da aggiungere poi che Enrico Panunzi
ha sfruttato al meglio il mezzo del social-network, con un utilizzo simile a
quello di Parroncini, anche se le motivazioni della sua pur alta performance
elettorale (circa 9.600 preferenze), debbono essere ricercate più a dinamiche
legate alle correnti di partito, che al numero di amici raccolti su Facebook
(598 alla data del 28 marzo, ma va aggiunto che Panunzi poteva contare anche su
un gruppo-fans di circa 200 componenti).
Davvero deludente, infine, l'utilizzo del mezzo da parte di Angelo Cappelli, che ha raccolto oltre 6.000 voti.
Per quanto riguarda il PDL, il
candidato che ha collezionato più amicizie su Facebook è stato Francesco
Battistoni: 2366 friends (alla data del 28 marzo) che hanno contribuito
sicuramente a raggiungere le oltre 9.000 preferenze con cui è risultato eletto
alla Pisana, anche se nel suo caso l’utilizzo del social-network non è stato
davvero politicamente orientato così come hanno fatto Parroncini e Panunzi.
Per concludere, sembrerebbe quindi
che i candidati che hanno dimostrato di aver intuito maggiormente le
potenzialità di Facebook siano quelli contemporaneamente più “duepuntozero”
nonché premiati dagli elettori. E se questa relazione “utilizzo di Facebook - miglioramento delle performance elettorali” non
è certamente ancora dimostrabile a livello scientifico, vale davvero la pena
dire che niente va lasciato intentato per essere eletti. Anche l’utilizzo di Facebook.
E perché non usarlo bene?
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