07 luglio 2018

7 luglio 2018 – Sul Cammino! – Tappa 1: Da Valença do Minho a O Porrinho (km 18,700)










Sono le sette quando usciamo dall'Hotel Porta del Sol. Valença è ancora avvolta nel sonno. In giro non c'è nessuno e l'atmosfera sembra davvero irreale. Percorriamo l'intero asse centrale della cittadina fino ad arrivare alla porta in discesa che ci conduce all'imbocco del Porto del Ponte internazionale, senza incontrare anima viva. Il Ponte Internacional è una struttura a traliccio a due livelli, lunga oltre 300 metri. Su quello superiore passa il treno, mentre quello inferiore è destinato al traffico stradale. Visto dal centro della carreggiata, dove non passa ancora nessuna auto, ha l’aspetto di un grosso traliccio disposto in orizzontale, in pratica un lungo tubo di sezione quadrata, con le pareti forate. La luce calda del primissimo mattino ci regala ancora bellissimi scorci della città fortificata. Attraverso le gabbie metalliche del ponte, la luce del sole sembra quasi filtrare regalandoci un’atmosfera magica. Un rapido saluto al Portogallo – un grande cartello quadrato segnala l’inizio del suo territorio – e imbocchiamo decisamente la passerella a sinistra del ponte in direzione della Spagna. Il fiume scorre placidissimo e tranquillo e gli alberi delle sue rive si rispecchiano sull’acqua che sembra ferma per quanto è lenta la corrente. Al centro del ponte attraversiamo il confine tra i due Paesi della penisola Iberica, che è simpaticamente identificato con una piccola linea gialla con due frecce dello stesso colore e due pedate di scarpone una dalla parte portoghese con i colori del Portogallo e l'altra in direzione di Tui, la prima città della Galizia, con i colori giallorossi della Spagna. Giunti sull’altra riva, siamo accolti da un analogo cartello come quello che ci ha salutati in Portogallo. Da qui, la cittadella fortificata di Valença ci appare su un colle, ben protetta da poderosi bastioni, che la raccolgono come un gregge nel suo stazzo. La luce tenue del primo mattino rende tutto più bello e delicato.

Se in Portogallo non c'era nessuno per strada, nonostante il giorno bene avviato in Spagna è come se fosse ancora notte fonda: nessun rappresentante del genere umano all’orizzonte, a parte noi pellegrini. Le frecce del Cammino piegano verso l'imbarcadero sul fiume Minho. Da qui è bellissimo il colpo d'occhio sulla città di Valença con il bel ponte internazionale, bianco, con la sua struttura metallica che si staglia e si rispecchia sulle acque del Minho. Incontriamo finalmente il primo cippo che segna la distanza da qui a Santiago: mancano ancora 115,454 m.

Saliamo verso Tui passando sotto alla strada statale costeggiando un muro di cemento armato ricoperto di murales. Da qui si sale seguendo le conchiglie gialle su fondo azzurro, piccole piastrelle di ceramica raffiguranti la vieìra, incastonate nelle murature e negli intonaci delle facciate delle case, che ci accompagneranno in maniera silenziosa ma insostituibile fino alla fine del Cammino. In circa mezz'ora dalla partenza, ci troviamo davanti all'austera facciata della cattedrale di Tui in Praça de San Fernando. Ma qui… sorpresa! Realizziamo, con un po’ di disappunto, che abbiamo perso un'ora solo a causa del cambio del fuso orario. In Spagna sono già le otto e quarantacinque. È come se fossimo partiti alle 8,00. E poi a Tui è tutto chiuso, negozi e bar, compresa la cattedrale. Dobbiamo aspettare che apra per poterla visitare e poter timbrare la nostra credenziale. Nel frattempo riusciamo a fare una buona e abbondante colazione in un bar che ha appena aperto (miracolosamente) nella piazza stessa. Il portale della cattedrale di Santa Maria è magnifico, bisognerebbe stare qui ore a guardare tutti i particolari che offre e i significati nelle infinite figurazioni che solo l’arte romanica sa regalare. Due giovani ragazzi arrivano da Valença percorrendo l’ultimo tratto di salita con grande nonchalance. Rapidi, fanno colazione e si riavviano subito. All'interno della cattedrale sorprendenti macchine barocche colme di stucchi e di ori fanno da contraltare alla severità e alla sobrietà dell’architettura in stile tardo-romanico. Si notano infatti numerosissimi elementi gotici sia all’interno che all’esterno. Approfittiamo anche per visitare il bellissimo chiostro adiacente alla cattedrale. Consigliato per chi vuole godersi davvero il Cammino e non vuole considerarlo soltanto come una maratona (come molti fanno). Da Praça de San Fernando il Cammino percorre in discesa una serie di vicoletti caratteristici dove si affacciano bellissime casette costruite con pietre di granito, fino ad arrivare di nuovo al livello della riva orografica destra del fiume Minho. Capiremo a Porrinho che il granito in questa parte della Galizia è la pietra costruttiva tradizionale. Quando, man mano che ci allontaniamo dal centro, le case del paese divengono piccole casette unifamiliari o villini, cominciamo anche ad imbatterci nei tradizionali Cruceiros e nei tipici granai domestici, gli hórreos. Ne parleremo più in là.

In questo tratto alla periferia di Tui, incontriamo una pellegrina portoghese, che ci accompagnerà fino alla conclusione del Cammino. Ci chiede, cercando di farsi capire un po’ a gesti e un po’ nella sua lingua, di aiutarla a verificare se nelle tasche del suo zaino ci sono i suoi occhiali da vista. Teme di averli persi. Oculos! Oculus! Esclama. Noi non riusciamo a capire subito ma poi, dal momento che anche noi indossiamo degli occhiali da vista, ci fa capire di che cosa sta parlando. Trovati gli occhiali, che per fortuna stavano in una tasca dello zaino, ci ringrazia tantissimo e si avvia solitaria verso Santiago salutandoci. La incontreremo spesso, e d'ora in poi noi la chiameremo semplicemente Oculos.

Il tratto di cammino da qui a O Porrinho è molto piacevole, e si snoda attraverso la campagna e il bosco da Ribeira, costeggiando alcuni corsi d'acqua. Questi vengono superati dal sentiero, la senda, attraverso ponticelli di legno o di grandi lastroni di granito. Si oltrepassa anche un ponte romano ben conservato (a Orbenlle). Il Cammino portoghese, infatti, ricalca quasi fedelmente il tracciato dell’antica strada romana XIX, che metteva in collegamento la città di Braga (in Portogallo), con la città di Astorga (oggi in Spagna). Attraversando questi boschi, ci sembra di vedere paesaggi irlandesi o scozzesi, tante e tante volte visti nei film, che ci rimandano immediatamente a culture celtiche. Altra costante del Cammino sono i cippi chilometrici che la Giunta dell’Autonomia della Galizia ha fatto installare nel territorio della Regione su tutti i tracciati del Cammino, da quello francese a quello inglese, da quello primitivo a quello portoghese, negli anni subito dopo la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù del 1989, che si è svolta a Santiago del Compostela, e che ha ridato vigore a questa pratica di pellegrinaggio fino a quell’anno caduta quasi nel dimenticatoio.

Altra caratteristica del Cammino, che possiamo verificare di persona durante la nostra prima tappa, è la costante presenza di piccoli posti di ristoro, posizionati in punti ben definiti del tracciato. Dopo averne incontrati un paio, di cui uno all’interno di una vistosa roulotte gialla, ci fermiamo ad un punto di ristoro quasi a metà strada denominato o Ciriringo. Meraviglioso! Restiamo affascinati ed in estasi per la cortesia delle persone che ci accolgono. Qui possiamo respirare un'area magica fuori dal tempo. Pellegrini fanno colazione seduti al tavolo dopo essersi tolti le scarpe. Qualche ragazza prende il sole sulle sdraio. Galline gironzolano per il prato noncuranti della presenza degli umani. Al Ciriringo non ha importanza quanta strada hai fatto o quanta ne hai ancora da fare. Quella dietro di te è fatta, quella da fare, ti aspetta ma senza fretta. Sta lì, nessuno te la toglierà. Da buoni italiani non possiamo rinunciare ad una colazione a base di caffè tanto più che la lavagnetta che ci accoglie sulla strada promette che questo viene preparato con la moka. Ma qui scopriamo anche la fantastica spremuta di arancia che diventerà insostituibile in tutte le nostre colazioni da qui alla fine del Cammino. Sempre qui al Ciriringo, vediamo per la prima volta un cartello con tantissime frecce che oltre ad augurare buen caminho ai pellegrini, indica anche le distanze dalle maggiori Città che si incontrano sul tracciato. Ci accorgiamo che per O Porrinho mancano ancora 9,5 km e che per arrivare fin qui da Tui abbiamo percorso 9,7 km. Da qui a Santiago mancano 107 km, Lisbona è lontana 527 km e Fatima si trova a 315 km. Porto sta a 122 km, mentre Redondela, la nostra tappa di domani, è lontana 25 km, quindi per Pontevedra bisogna coprirne 42 e per arrivare a Finisterre ancora 183! Quanto dobbiamo camminare ancora! Bella idea questa! Ci rimettiamo in cammino discutendo del proposito di fare un cartello del genere a Capranica con le distanze delle tappe della Via Francigena, da Roma a Canterbury, da Viterbo a Brindisi, da Gerusalemme a… Santiago! E se ne facessimo uno sul nostro terreno di nocciole? Proprio a zero metri di distanza dal tracciato della Francigena? E se lo disegnassimo sulla parete della cabina ENEL? E se facessimo un murales?...

Comincia a far caldo, siamo ancora a circa sei chilometri da O Porrinho e cominciamo ad intravedere le grandi cave di granito rosa, famoso in tutto il mondo, che dominano il paesaggio e che tagliano la pancia delle montagne circostanti. Giunti a Orbenlle (non è agevole pronunciarlo, manca una vocale per noi italiani strategica), ci troviamo di fronte ad una nuova variante del tracciato, introdotta dall’Associazione Amici del Cammino, e che promette di raggiungere O Porrinho attraverso boschi e costeggiando il corso del Rio Louro. Tuttavia dal momento che su un sito avevamo letto i ricordi di un pellegrino che aveva percorso un rettilineo lunghissimo che attraversava la zona industriale di O Porrinho, e che questo tracciato fa risparmiare circa un chilometro (non poco) rispetto alla nuova variante, optiamo per quest'ultima soluzione. Ma si! Perché camminare al fresco e all’ombra quando puoi soffrire sotto il sole e il caldo dell’asfalto? Arrivati all'attacco del rettilineo ci accorgiamo che in effetti si tratta di una lunghissima fettuccia di catrame di oltre 3 km, che si perde in fondo, in fondo e che è costeggiata, sia sulla destra che sulla sinistra, da capannoni ed edifici industriali. Qui cominciamo davvero a sentire il caldo. Al centro del rettilineo una fontanella dall'acqua non particolarmente fresca promette, invero assai falsamente, un po' di refrigerio dalla calura. La scritta traforata sull’acciaio corten dell'annessa pensilina, indica che ci troviamo a 103 km da Santiago. Dal rettilineo è possibile vedere un immenso campo di automobili pronte per essere smistate nei mercati di tutta la Spagna. Ettari, ettari ed ettari di automobili nuove nuove, ferme sotto il cocente sole di luglio. Il loro calore arriva fin sul marciapiede che stiamo percorrendo. Sullo stesso rettilineo si affacciano anche tantissime officine che lavorano Il granito locale, munite di carriponte giganteschi come quelli che si vedono percorrendo l’autostrada Livorno-Genova in corrispondenza delle cave di marmo di Carrara. C’è anche una bella caserma dei bombeiros della Galizia, i vigili del fuoco volontari. Ma non è finita. Alla fine del rettilineo c’è ancora da attraversa una lunghissima e caldissima passerella metallica, che sale con pendenza superabile da carrozzine per disabili fin sopra un ponte pedonale, per scavalcare la linea ferroviaria e scendere dall'altra parte, sempre con analoga passarella metallica. Ci prende un po’ di sconforto quando capiamo che  l’ultimo tratto di strada è un nuovo lunghissimo rettilineo di accesso alla città di O Porrinho della lunghezza di oltre due chilometri! Ancora asfalto, ancora caldo, tutto sotto il sole delle 13:45. Cominciamo ad accusare un po’ di stanchezza e quando arriviamo all'Hotel International di O Porrinho, alle 14,30, abbiamo la lingua fuori. Però era la nostra prima tappa, e nonostante il caldo e la sorpresa finale ce l'abbiamo fatta! Siamo contenti è veramente fieri di noi! Facciamo subito una doccia e senza mangiare nulla, tanta è la stanchezza, andiamo a riposarci. Usciamo intorno alle 17:30 per cercare una chiesa dove dicano messa valida per la domenica. Il tempo di girare un po' il centro storico di O Porrinho e ne troviamo una. Assistiamo alla messa e cerchiamo dove poter mangiare qualcosa. È facile trovare posti dove viene offerto un menù del pellegrino. Ci fermiamo ad un locale sotto i portici in pieno centro mentre si sta svolgendo l'ennesima partita del mondiale di calcio, ma senza che ci interessi più di tanto quali siano le squadre che si stanno affrontando. Mangiamo due menù del pellegrino a 12 euro a persona + bevande, veramente economico. Per quel prezzo ci servono uova al tegamino, riso in bianco, insalata e pomodori, carote alla julienne, patatine fritte, pane e bevande (acqua + una birra alla spina piccola). Ceniamo e continuiamo a fare due passi per il centro avvicinandoci all’Hotel. Nonostante sia la serata del sabato, per le vie di O Porrinho ci sta veramente pochissima gente. Intorno alle 20:00, mentre ce ne ritorniamo in Hotel, notiamo con immenso stupore che molti negozi stanno aprendo. Non crediamo ai nostri occhi, ma ecco che mano mano la gente comincia ad uscire e a popolare bar e locali. Meditando su questa inconcepibile usanza, per noi distante anni luce, arriviamo in camera. Ma il giorno – ahinoi! – promette ancora luce almeno fino alle 22:00! Alla tele ci sono soltanto canali spagnoli… e dal centro di O Porrinho comincia ad arrivare l'eco continuo e chiassoso della vita che si accende nei locali di svago, negozi, bar, pub e ristoranti. Sentiremo protrarsi questi echi, esattamente come a Rua de Cedofeita, a Porto, fino a quasi all’alba.

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