06 luglio 2018

6 luglio 2018 - Verso Santiago 6 - Da Porto a Valenca do Minho


Ci svegliamo intorno alle 8,30. Non abbiamo molta fretta. Il nostro treno per Valença do Minho partirà da Porto Campanha alle 13,00. Il cielo è un po' velato. Nella strada di sotto, anche stanotte, c’è stato parecchio fracasso. Qui la vita comincia molto tardi e si protrae fino a tardissima notte, quasi al mattino. Prepariamo gli zaini e scendiamo in strada. Praça Carlos Alberto è sonnecchiosa nel grigiore della mattinata. Solo i piccioni gironzolano sui bei marciapiedi e tra le belle aiuole con centinaia di crisantemini arancioni. C'è poco movimento. Salutiamo il nostro appartamento e Oporto City Flats e ci avviamo a piedi verso la Rua das Carmelitas e la Torre dos Clerigos. Ci stanno aspettando in Rua Almada, 19 per il pagamento del conto del soggiorno. Conclusa la formalità continuiamo ad attraversare il centro della città passando per Praça da Libertade e proseguendo poi in salita per la dritta Rua de Fernandes Tomàs, quindi per la bella e alberata Avenida de Camilo. Qui, ci fermiamo a mangiare qualcosa per il pranzo alla Cafetaria Mesa 325. Ci fermiamo quel tanto che basta. Io mi faccio fare una foto con un simpatico cane giocherellone che si lascia accarezzare. Penso a Molly… Chissà cosa penserà del fatto che non ci vede da qualche giorno? Le mancheremo sicuramente. Ripartiamo passando davanti alla bella chiesa do Bonfim, preceduta da una scenografica scalinata, adiacente al cimitero di Porto. La città è tranquilla, anche perché ci stiamo avvicinando all’ora del pranzo. Le persone passano per la strada immerse nei loro pensieri, ma senza mostrare di avere moltissima fretta. Niente a che vedere, anche qui come a Lisbona, con la frenesia convulsa delle città italiane. La stazione di Porto Campanha è piuttosto grande. Somiglia a una di quelle dei nostri capoluoghi di provincia, ma di quelli un po' più importanti, con oltre centomila abitanti, come Terni. È servita dalla metro, ci arrivano praticamente tutte le linee. Ci mettiamo in fila per comprare i biglietti. Qui con c'è nulla di bello da vedere, non c’è il fascino degli azulejos di São Bento. Usciti sulla pensilina del primo binario, ci troviamo di fronte a ben due bancarelle di ciliegie. Due ragazze stanno alla vendita. Una delle due sta pesando delle cassette ricolme di bellissime ciliegie rosse. Cose che non ti aspetti. Contrasti incredibili che da noi non vedi più, tra modernità e tradizione, tecnologia e lavoro manuale. Il binario da dove parte la linea per il Northe si trova in una sorta di terminal separato dalla stazione passante. La disposizione di questa testata ferroviaria è simile al piazzale ovest della stazione di Bologna. Ad aspettarci, pronto sul binario, è un treno di modestissime dimensioni. Appena quattro vagoni con motrice a propulsione diesel, di fattezze molto simili alle nostre mitiche littorine Fiat AL, che ancora oggi rendono il loro servizio sulle linee secondarie di montagna e non elettrificate (penso alla linea Terni-L’Aquila). In realtà questo treno dovrebbe essere un intercity ma ha l'aspetto di un nostrano umilissimo regionale. Finalmente partiamo e la città comincia lentamente ad allontanarsi. Davanti ai nostri occhi, attraverso i finestrini, si vanno pian piano materializzando, correndo in rapida successione, grandi casermoni di periferie suburbane, zone industriali piene di capannoni di cemento, vecchi opifici ottocenteschi, fabbricati via via più bassi, ponti strallati, casupole sempre più basse, fino a sparire del tutto e mostrarci finalmente la verde campagna portoghese. Il capotreno ci chiede i biglietti e ci saluta in maniera molto cordiale. Non ci sono tante persone sul treno. Siamo davvero pochi intimi. Sonnecchiamo, guardiamo il paesaggio, parliamo, ci documentiamo attraverso internet sulle tappe del Cammino che ci aspettano. Attraversiamo fiumi colmi di acque di un bel colore azzurro, come l’Ave, il Càvado, il Lima. Quest’ultimo viene attraversato dalla linea a ridosso della costa, nei pressi di Viana do Castelo, percorrendo un lungo ponte di ferro. A Viana sale parecchia gente. Siamo ad oltre metà del viaggio e siamo ormai molto vicini alla costa atlantica. Usciti dalla città, ci accorgiamo del bellissimo santuario del Sacro Cuore di Gesù, sul colle di Santa Lucia, che sembra guardare oltre l’immenso mare, vegliando benigno sulla costa e su tutta la regione circostante. Chissà che panorama si vedrà da lassù in cima?! Ora il treno costeggia finalmente l'Oceano, bellissimo, con onde stupende, che disegnano lunghissimi archi rincorrendosi placidamente senza sosta. Non lo avevamo mai visto. È per noi un’emozione il poterlo ammirare, seppure da dietro un finestrino. Spiagge immense, sabbia dorata, pochissimi bagnanti che temerariamente si tuffano impavidi... Eppure, anche se siamo a luglio, non dovrebbe essere particolarmente calda l’acqua dell’Atlantico… Nei pressi di Caminha intravediamo la Spagna. È al di là dell'estuario del fiume Minho. Qui, la linea ferroviaria volta decisamente verso l'interno del Portogallo risalendo il corso del fiume. In circa 15 minuti arriviamo a destinazione a Valença do Minho dove la linea in pratica finisce, anche se in realtà una parte di essa continua fino a raggiungere la Spagna, attraverso il ponte internazionale che noi attraverseremo domani. Fa piuttosto caldo a Valença. Percorriamo il tratto di strada dalla stazione fino alla bellissima Fortezza che racchiude la città vecchia in circa 15 minuti. Saliamo da una porta secondaria per arrivare sul ponte rinascimentale dove si apre la storica Porta del Sol. Il nostro hotel si trova ad un centinaio di metri dall'antica porta di accesso alla città fortificata, e da essa prende il nome. Un biglietto sul vetro del portoncino d'ingresso ci avvisa che dobbiamo rivolgerci al negozio accanto. Da qui una ragazza esce per venirci ad accogliere e fare il check-in. È molto bello l'hotel Porta del Sol. Ci docciamo, facciamo un riposino e usciamo per visitare Valença portando con noi le nostre credenziali. Riusciamo a timbrarle quasi in fondo alla città, nella chiesa di Santo Stefano. Valença è davvero stupenda, ricca di fascino nella sua serena tranquillità. Negozi di stoffe costellano tutte le vie del centro. La via centrale è addobbata con bandiere e festoni rosso/verdi. Scherziamo ricordandoci i colori della nostrana confraternita di San Terenziano. Qui arrivano gli abitanti dai paesi e dalle città d’intorno per acquistare filati, tessuti e articoli dello stesso genere. Molti arrivano qui anche dalla Spagna, da Tui e dalla Galizia, attraversando il ponte internazionale. Gironzoliamo senza meta visitando e percorrendo i possenti bastioni della fortezza che un tempo proteggeva il Portogallo contro le temute invasioni da parte degli Spagnoli. La serata è splendida. Il sole scende tranquillo sulle colline al nord del fiume. Lì c’è la Galizia. Tra quelle colline domani ci dovremmo inoltrare, percorrendo la nostra prima tappa del Cammino Portoghese Centrale. Tutto sembra dorato, la luce è irreale, il paesaggio è di una bellezza struggente. Ci perdiamo a guardarlo con Teresa pensando a Sara e Giuseppe, a casa, a Molly, a tutti i nostri familiari e ai nostri amici a Capranica. Scende qualche lacrimuccia. Facciamo una foto con l’autoscatto. È una serata meravigliosa. Di quelle che vorresti che non finissero mai. Una vigilia di una prova che per noi sa di epico e di straordinario. È tanta nostalgia di casa quella che proviamo, ma contemporaneamente sentiamo anche fortissimo l'entusiasmo e la voglia di arrivare a Santiago e di compiere questo pellegrinaggio che desideriamo da tanto tempo. Vorremmo mangiare qualcosa di tipico, il polpo tanto famoso e prelibato, ma tutti i locali sono chiusi. Ci dicono di andare nella città nuova ma non ne abbiamo voglia. Ci accontentiamo di un bel gelato gustato al sole del tramonto e di un caffè. Torniamo in hotel. Andiamo a letto presto. C’è silenzio a Valença, non è come Porto. Meglio così. Riposeremo meglio. Perché domani per noi inizia la “vera” vacanza.

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