21 giugno 2022

Nuovo Feudalesimo. Da Renzi a Paragone, da Calenda a Di Maio

Ed eccone un altro. Dopo Bersani, Speranza, Alfano, Renzi, Paragone, Calenda e molti altri ancora, ecco Di Maio. Forse tra un po' toccherà anche a Salvini - visto l'andazzo dentro la Lega - di seguire i suoi colleghi su per questa china: andare via dal proprio partito/movimento per farsene uno a proprio uso e consumo. 
Una volta nei partiti c'erano le correnti. Sono state criticate, è stato detto che era roba vecchia, deleteria alla vita politica. Ma nelle correnti si cercava di far prevalere il proprio punto di vista al congresso, a suon di voti e di delegati. Non era solo spartizione di potere, come è stato fatto passare dalla vulgata della seconda repubblica. Era democrazia, che piaccia o no. Soprattutto, si restava dentro al partito, senza sbattere la porta come bambini arrabbiati che perdono al Monopoli. Le rese dei conti erano una questione interna, e i perdenti avevano la possibilità di mettersi da parte per un po', di fare opposizione dentro al partito, per poi riproporsi in futuro alla guida della loro forza politica. Oggi invece - oggi che ci fa schifo tutto quello che puzza di prima repubblica - invece delle correnti si esce dai partiti (partiti? questi sono partiti? movimenti?) per fare - indovinate un po'? - dei nuovi partiti o dei nuovi movimenti, ma non quelli con la vocazione maggioritaria, che ti aspetti vincano le elezioni e portino stabilità al Paese, bensì quelli personali, minuscoli, feudali, dove si diventa signori e padroni della propria universitas castri, o peggio, del proprio hortus conclusus, difeso da quattro mura contro quelli che la pensano diverso. Per questo si rincorre il proporzionale nella legge elettorale. Per esserci e contare, anche se si pesa e si peserà solo un misero 2%. Poi non ci vengano a dire scandalizzati che la gente si disaffeziona della politica, facendo finta di cadere dal pero. 

Nessun commento:

Posta un commento

Ciao! Grazie per aver lasciato un commento su Hic et Nunc!