26 marzo 2006

Cattolici: né di destra, né di sinistra


Stiamo scherzando? Spero di si.

Certo è che ci si rimane male, da cattolici, leggere di appelli al Papa (leggere in fondo), controappelli, gare di firme, accuse di xenofobia. Tutto questo è sano dialogo nella Chiesa o dimostrazione delle nostre povertà?
Dove ci portano, poi, queste diatribe tra posizioni diverse, questi tentativi di far prevalere una visione dell'essere cristiani su un'altra?

E si perché proprio non mi piace categorizzare, né sentirlo fare ad altri, la Chiesa ed i cristiani con le stesse modalità che vengono utilizzate per la politica. A me piacerebbe che ci siano soltanto dei "cattolici" e basta e non "neo-teo-con" e "neo-teo-prog", né cattolici "conservatori" e "progressisti", né - tanto peggio - cattolici di "destra" e di "sinistra".
Cattolici e basta (non è sufficiente l'etimologia del termine "cattolico" per questo? katholikos = "generale" o "universale").

Ma veniamo ai punti.
L'appello di Pera (in fondo). Non mi pare proprio che porti in sé dei contenuti xenofobi. Non so se è stato ispirato dalla Lega, ma non penso s'identifichi con "la teoria aberrante dei neo-teo-con", o che sia "una eresia e la negazione dei fondamenti cristiani ed evangelici." Certo, penso che esso non sia totalmente condivisibile (se non altro per quel tono di perbenismo e bel pensiero che lo pervade o per l'accenno al conservatorismo liberale salvatore del mondo che chiosa il tutto), tuttavia nella sostanza, più che nella forma, potrebbe essere sottoscritto anche da un cattolico. Ci vogliamo dimenticare, infatti, della forza con cui Giovanni Paolo II ha
chiesto, purtroppo invano, di inserire nella costituzione europea un richiamo alle nostre comuni radici cristiane? O della difesa dei diritti del nascituro (il referendum sulla legge 40 è appena passato.). Beh, spero di no, a meno che non si voglia essere intellettualmente disonesti e dimenticarsene, soltanto per pura e cinica opportunità politica. Quello che dice Pera è quindi vero e fa male constatare che altri dicano il contrario.
Anzi. Fa ancora più male constatare che sia Pera (un ateo devoto) a doverlo dire e non noi cattolici che in nome di un buonismo antievangelico stiamo svendendo la nostra identità.
L'appello a papa Ratzinger (in fondo). Non mi sembra di conoscere un "papa Ratzinger" (fa rabbia sentirlo citato alla maniera di Repubblica, che in 27 anni di pontificato di Giovanni Paolo II, ha sempre evitato di nominarlo con il suo nome di successore di Pietro, quasi avesse paura di essere accusata di clericalismo), ma conosco invece un papa Benedetto XVI che, tacciato alla sua elezione di "pericoloso conservatorismo" (magari da quelli stessi che
ora hanno sottoscritto l'appello), si sta invece rivelando come un pastore dalle eccezionali (anche se prudenti), aperture. Non è il caso che io ripeta ciò che tutti sanno. Basta soltanto pensare che la sua prima enciclica l'ha voluta dedicare all'Amore di Dio per l'uomo. Mi pare poi che i toni usati, questi si, siano un poco accesi, denotando ben poca lucidità nell'analizzare
le cose e la realtà e scivolando spesso (e volentieri) nell'offesa gratuita.
Quasi un razzismo alla rovescia, direi. Soprattutto come quando non si riconosce la legittimità, pur avallata dall'imparzialità politica della Chiesa che lascia i cattolici di scegliere liberamente in scienza e coscienza, di votare per il centro-destra anziché per il centro-sinistra. E al di là di affibbiare o negare di volta in volta patenti di "cristianità adulta" (infelice offensiva battuta di Prodi ai tempi del referendum sulla Legge 40), non è molto bello "tirare per la mozzetta" il Santo Padre dicendogli, in buona sostanza, "noi si che siamo cristiani, quelli veri, gli altri no". E poiché in politica mi professo assolutamente relativista (lavorando a stretto contatto con i politici tutti i giorni), tanto che se non fosse per un sacro rispetto per chi ha combattuto ed è morto per ottenere il diritto di voto e che mi impedisce di farlo, mi verrebbe proprio la voglia di non andare a votare, attendo al varco chi si candida a governare il paese per i prossimi cinque anni. Mi piacerà vedere come si comporterà di fronte a chi gli chiederà conto sulle richieste di trasformazione del concetto di famiglia, o sull'introduzione di nuove tecniche abortive, o sulla rivisitazione dei diritti del nascituro da poco salvaguardati con l'approvazione della legge 40/2004, o sulla continuazione di aberranti politiche di precarietà lavorativa che fondano le
radici ben prima dell'insediamento dell'attuale governo (ed approvate con il beneplacido dei sindacati confederali). Mi piacerà vedere se e quanto sarà davvero diverso dagli attuali governanti e se non si lascerà tentare dall'approvare leggi e riforme a colpi di maggioranza, o a sostituire tutti gli yes-men attuali con propri fidi (storie già viste, non sarà diverso nemmeno
stavolta). Starei proprio attento a gridare allo scandalo puntando oggi il dito su una maggioranza che ha "votato leggi che la morale (laica e cattolica) definiscono semplicemente come immorali". Chi ha più prudenza l'adoperi, diceva un proverbio. Vedremo, allora. Spero di essere vivo tra cinque anni per vedere se ho ragione. E poi? Un appello al Papa perché non
riceva Berlusconi in Vaticano? Come se il Papa non fosse in grado di valutare da sé l'opportunità o meno di compiere un simile gesto? Mi pare che molto spesso Gesù si intratteneva a tavola con i pubblicani, i peccatori e gli agenti delle tasse. e dall'altra parte a criticarlo e a scandalizzarsi c'erano i farisei. Forse la mia visione è troppo semplicistica? Scandalizza qualcuno? Non mi pare che Benedetto XVI sia una persona che "manda a dire"
le cose. Se Berlusconi fosse andato da lui avrebbe ricevuto, come ai primi di gennaio il sindaco di Roma, il presidente della Regione Lazio e il presidente della Provincia di Roma, la sua razione di "bacchettate" sulle dita, proprio come i suoi colleghi di opposta fede politica (andate a rileggervi il "Discorso di Sua Santità Benedetto XVI agli Amministratori
della Regione Lazio, della Provincia e della Città di Roma". Rileggete soprattutto quella parte che va contro le promesse riforme dell'istituto familiare richieste a gran voce nel Consiglio Regionale del Lazio: "Dall'altra parte, è un grave errore oscurare il valore e le funzioni della
famiglia legittima fondata sul matrimonio, attribuendo ad altre forme di unione impropri riconoscimenti giuridici, dei quali non vi è, in realtà, alcuna effettiva esigenza sociale
"). E gli argomenti delle "bacchettate" a Berlusconi? Forse proprio quelli che erano elencati nell'appello e che ora non si ritorceranno più contro l'odiato premier. Un "autorete", avrebbe
detto Niccolò Carosio, altro che vittoria (con grandi beffarde risate degli strateghi della comunicazione politica di Berlusconi).

Detto questo, continuare così non ci porterà a niente, se non a dividerci di più e a creare sempre più cattolici che pontificheranno a pane e testimoni di sinistra (Dossetti, La Pira, Milani, Mazzolari, etc.) e altrettanti a pane e testimoni di destra (Padre Pio, Escrivà de Balaguer, ma spero di non offendere nessuno con queste categorizzazioni non mie). A me sembra proprio che quando il Papa nella Deus caritas est afferma che "La Chiesa non può e
non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile
" (28/a), intende sì la Chiesa come istituzione, ma anche la Chiesa come Popolo di Dio. Ebbene, quello siamo noi se le mie scarse nozioni di ecclesiologia non mi tradiscono. E allora? Non portiamo la lotta politica dentro la Chiesa. Lasciamola fuori. Distinguiamo, qui si, il
sacro dal profano, tanto sia il magistero della Chiesa che la sua dottrina sociale sono chiarissimi su tutte le materie che ai cristiani stanno più a cuore perché hanno al centro la dignità della persona umana con tutti i diritti che ne conseguono (vita, famiglia, lavoro, scuola. date uno sguardo al recente Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa). Basta seguire il
Magistero, quindi, e confrontarlo con i programmi politici dei vari partiti (e non mi dite che farlo significa essere "di destra", o "conservatori", o "neo-teo-con". altrimenti sarei felice di essere così etichettato pur non volendo esserlo). Purtroppo, questo si, ai cattolici di oggi gli tocca pure
di scegliere il "meno peggio", o il più vicino ai temi che sente di più. Ma al di là della politica o delle visioni legittimamente diverse tra i due schieramenti, almeno nella Chiesa non dividiamoci, non offendiamoci, non separiamoci. "Se costruisci un muro" - diceva il Barone rampante di calviniana memoria - "pensa a ciò che lasci fuori". Noi rischiamo di lasciarci fuori da soli e di assolutizzare ciò che non va assolutizzato, ovvero le nostre personali visioni di Chiesa. Io credo in una sola Chiesa, non in una di destra e in un'altra di sinistra, o molto peggio, in una sola di esse. Se continuiamo così, non so proprio come faremo ad essere
"Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo".




L’Appello per l’Occidente
L'Occidente è in crisi. Attaccato dall'esterno dal fondamentalismo e dal terrorismo islamico, non è capace di rispondere alla sfida. Minato dall'interno da una crisi morale e spirituale, non trova il coraggio per reagire. Ci sentiamo colpevoli del nostro benessere, proviamo vergogna delle nostre tradizioni, consideriamo il terrorismo come una reazione ai nostri errori. Il terrorismo, invece, è un'aggressione diretta alla nostra civiltà e all'umanità intera.
L'Europa è ferma. Continua a perdere natalità, competitività, unità di azione sulla scena internazionale. Nasconde e nega la propria identità e così fallisce nel tentativo di darsi una Costituzione legittimata dai cittadini. Determina una frattura con gli Stati Uniti e fa dell'antiamericanismo una bandiera.
Le nostre tradizioni sono messe in discussione. Il laicismo o il progressismo rinnegano i costumi millenari della nostra storia. Si sviliscono così i valori della vita, della persona, del matrimonio, della famiglia. Si predica l'uguale valore di tutte le culture. Si lascia senza guida e senza regola l'integrazione degli immigrati.
Come ha detto Benedetto XVI, oggi "l'Occidente non ama più se stesso". Per superare questa crisi abbiamo bisogno di più impegno e di più coraggio sui temi della nostra civiltà. 
l'Occidente
Noi siamo impegnati a riaffermare il valore della civiltà occidentale come fonte di princìpi universali e irrinunciabili, contrastando, in nome di una comune tradizione storica e culturale, ogni tentativo di costruire un'Europa alternativa o contrapposta agli Stati Uniti.
l'Europa
Siamo impegnati a rifondare un nuovo europeismo che ritrovi nell'ispirazione dei padri fondatori dell'unità europea la sua vera identità e la forza di parlare al cuore dei suoi cittadini.
la sicurezza
Siamo impegnati a fronteggiare ovunque il terrorismo, considerandolo come un crimine contro l'umanità, a privarlo di ogni giustificazione o sostegno, a isolare tutte le organizzazioni che attentano alla vita dei civili, a contrastare ogni predicatore di odio. Siamo impegnati a fornire pieno sostegno ai soldati e alle forze dell'ordine che tutelano la nostra sicurezza, sul fronte interno così come all'estero.
l'integrazione
Siamo impegnati a promuovere l'integrazione degli immigrati in nome della condivisione dei valori e dei princìpi della nostra Costituzione, senza più accettare che il diritto delle comunità prevalga su quello degli individui che le compongono.
la vita
Siamo impegnati a sostenere il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale; a considerare il nascituro come "qualcuno", titolare di diritti che devono essere bilanciati con altri, e mai come "qualcosa" facilmente sacrificabile per fini diversi.
la sussidiarietà
Siamo impegnati a sostenere il principio "tanta libertà quanta è possibile, tanto Stato quanto è necessario". Con ciò si esalta il primato cristiano e liberale della persona e dei corpi intermedi della società civile e si concepisce il potere politico come un aiuto e uno strumento per la libera iniziativa di individui, famiglie, associazioni, compagnie, volontariato.
la famiglia
Siamo impegnati ad affermare il valore della famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio, da tenere protetta e distinta da qualsiasi altra forma di unione o legame.
la libertà
Siamo impegnati a diffondere la libertà e la democrazia quali valori universali validi ovunque, tanto in Occidente quanto in Oriente, a Nord come a Sud. Non è al prezzo della schiavitù di molti che possono vivere i privilegi di pochi.
la religione
Siamo impegnati a riconfermare la distinzione fra Stato e Chiesa, senza cedere al tentativo laicista di relegare la dimensione religiosa solamente nella sfera del privato.
l'educazione
Siamo impegnati a difendere e promuovere la libertà di educazione senza negare la funzione pubblica dell'istruzione. Intendiamo realizzare la piena equiparazione della scuola non statale con la scuola statale, applicando anche in questo campo il principio generale di sussidiarietà.
l'Italia
Siamo impegnati a rendere la nostra Patria ancora più autorevole. A esaltare i valori del conservatorismo liberale, affinché la crescita delle libertà pubbliche e individuali vada di pari passo con il mantenimento delle nostre tradizioni. Non può essere né libero né rispettato chi dimentica le proprie radici.

Sen. Vittorio Pera


"Lettera aperta a papa Ratzinger"

Care Amiche e cari Amici,

la raccolta di circa 10.000 firme ha contribuito in modo notevole a raggiungere lo scopo di fare fallire l'udienza di Berlusconi dal Papa. Un altro impegno ci attende, più grande e più delicato perché più
subdolo e sporco.
Il senatore Pera ha pubblicato un Appello in cui raccoglie tutto l'afflato razzista della Fallaci, accusa l'Europa di non essere cristiana, vuole imporre una sottomissione totale alla cultura e alla politica statunitense
in difesa di quella che lui chiama la "civiltà occidentale" che s'identifica con la teoria aberrante dei neo-teo-con. Anche da un punto di vista cristiano questa teoria è semplicemente una eresia e la negazione dei
fondamenti cristiani ed evangelici. Sono convinto che il Pera voglia costituire un partito politico per spartirsi le spoglie del partito-azienda berlusconiano, quando dopo il 10 aprile inizierà la diaspora dei disperati.
Non è più tempo di tacere, bisogna testimoniare che in Italia vi sono ancora donne e uomini che pensano con la loro testa e non sono xenofobi come lui e i suoi alleati leghisti. Siamo per un mondo aperto, libero e complesso.
Egli non ha il diritto di appropriarsi indebitamente la rappresentanza del cristianesimo, anche se parte del clero fornica con lui.
Egli ha raccolto circa 8000 firme, noi dobbiamo superare le 10.000.
Chiediamo a tutti quelli che hanno firmato la lettera aperta al Papa di rinnovare la loro firma, di divulgare questa iniziativa in nome della nostra civiltà del diritto, delle persone e della interazione tra religioni, culture e saperi.

A tutti un grazie riconoscente per l'attenzione.

Paolo Farinella, prete
Dott. Angelo Cifatte


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