12 gennaio 2007

Sulla moratoria universale della pena di morte, un pensiero politicamente scorretto


L'unico giornale (quotidiano) che riesco a leggere è Avvenire. E' un giornale di parte, se vogliamo, perché dietro c'è la Conferenza Episcopale Italiana. Ebbene su questo giornale di "parte", che raccomando di acquistare e di leggere per come è fatto e per le notizie che riporta (c'ho un amico che acquista sempre Liberazione e dice che su quel giornale sono riportate notizie che sugli altri giornali non vengono pubblicate. Io gli rispondo che anche su Avvenire è così. Lui non ci crede. E io non credo a lui anche se, solo per cortesia, leggo anche Liberazione. Ma lui non leggerebbe mai Avvenire, nemmeno per cortesia... forse per paura d'essere convinto. Così ognuno rimane allegramente della propria convinzione e... amici come prima), alcuni editorialisti forniscono spesso delle letture "politicamente scorrette" della realtà. Proprio come piacciono a noi.
Oggi c'è un editoriale a firma di Davide Rondoni a proposito della pena di morte, dal titolo "Tanto - giusto - clamore oggi dove ieri era silenzio". Il dibattito sulla pena di morte è "chic", afferma Rondoni. In pratica, in maniera più elegante, Rondoni dice quanto ho scritto nei giorni precedenti su questo blog. Poiché si vede da lontanissimo che il dibattito sulla moratoria universale lanciato dalla proposta italiana all'ONU è insincero e opportunistico. Riporto un passo del pezzo di Rondoni che mi sembra davvero significativo, laddove dice che "l'ondata di proclami venuta dopo la fine di Saddam (...) è viziata in molti casi da quell'atteggiamento intellettuale e anche politico per cui un'idea diviene buona solo quando la pronuncia qualcuno e ad altri conviene che sia sbandierata. Lo chic, infatti, è colui che guardando il mondo un po' dall'alto al basso punta innanzitutto alle proprie convenienza e immagine".
Tutto questo è "chic". Come tutti i dibattiti, nessuno escluso, che vengono proposti da chi ci governa in questo momento o in genere - da sempre - dalla sinistra. Le loro proposte sono sempre di "alto contenuto umano", sono sempre "sfide di modernità", sono "istanze legittime"... E giù aggettivi e sostantivi d'effetto, possibilmente di sinistra. Addirittura riescono in molti casi a coniarne di nuovi o di "sostitutivi" (con il medesimo significato di quelli "sostituiti". E non utilizzo volutamente il sostantivo "sinonimi"). Non si tratta di utilizzare dei sinonimi sic et simpliciter, ma, sic et sempliciter, di “usare altri vocaboli”. Il succo non cambia. Come per i destrissimi "condoni" sostituiti ormai da sinistrissime "regolarizzazioni", già nel corpo del programma elettorale dell'Unione. 

Ma lasciamo perdere questo argomento e torniamo a Rondoni.
Insomma: tutto questo chiasso... cui prodest? A chi giova? Continua Rondoni che "far chiasso ora intorno alla pena di morte può essere conveniente. Per motivi diversi: per banale ricerca di visibilità (facilmente accordata da media conniventi) o per più raffinata strategia di diversione da altri problemi." Come il dibattito sull'eutanasia? Come quello sui PACS? Come quello sulla libera sperimentazione sugli embiorni? Solo per citarne alcuni...
Perché sono queste, secondo me, le cose dove si "saggia" l'azione di un governo. Non è l'economia (oramai tristemente appiattita tra destra e sinistra). Non sono le infrastrutture o i lavori pubblici. Non è la riforma dei cicli scolastici o dell'università.
Ma è la tutela della vita degli esseri umani, da quando nascono a quando muoiono, con tutti i problemi che si portano addosso solo per il fatto di campare... La politica oggi deve dare queste risposte. A tutti i livelli, da quello locale a quello nazionale. E' troppo facile far politica sulle opere pubbliche...
E poiché, continua Rondoni, "molti di coloro che oggi gonfiano il petto e i titoli contro la pena di morte, hanno assistito muti e pigri ogni volta che si denunciava la morte come pena per intere popolazioni o la tragica realtà di esecuzioni capitali in luoghi meno famosi", oggi gridano per l'abolizione della pena capitale solo perché gli conviene e perché è "politicamente corretto".

Ma noi siamo sempre all'opposizione di questi modi di intendere la politica. Siano essi di destra o di sinistra...

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