"Signore e signori! Ragazze e ragazzi! Tutto ciò che serve in questo mondo è un po' di stupore..."
Ogni uomo è un miracolo unico e irripetibile. Non conta se è bello o brutto, alto o basso, grasso o magro, nero o bianco. Conta solo che esiste, con i suoi desideri e le sue aspettative, le sue gioie e i suoi dolori, le sue speranze e le sue paure. Conta solo uscire dal bozzolo per diventare una farfalla, e capire finalmente che in ognuno di noi c'è la potenza invincibile della bellezza divina.
Oggi ho visto due film che mettono bene a fuoco questa essenza nascosta dell'uomo, spesso repressa e negata per conformismo, meschinità d'animo, banale superficialità che si trasforma quasi sempre in gratuita cattiveria: "The greatest showman" seguito da "The butterfly circus".
Il primo è un film potente, con tanta energia che scaturisce dalla bellissima colonna sonora. La storia di un uomo che si è fatto da se, costruendo giorno per giorno il suo sogno visionario di realizzare un luogo dove la stranezza è la normalità. Politicamente scorretto, quindi vero. I diversi, i fenomeni da baraccone, i freaks, sono reclutati da Barnum per far soldi e non per la bellezza che racchiudono. Sono reclutati nello spettacolo delle stranezze non per pietismo di maniera, ma con l'intento preciso di sfruttare economicamente la morbosa tendenza degli uomini al sensazionale. Solo alla fine del film si redimerà e si salverà grazie proprio a questi strani personaggi, tanto brutti e disgustosi alla vista di chi non ha la capacità di andare oltre la scorza, quanto straordinari e meravigliosi nelle loro capacità circensi. Saranno loro che gli daranno la capacità di vedere dentro la scorza e di apprezzarne davvero la bellezza.
Il secondo, molto più poetico e metaforico, non è meno forte del primo. Anche qui non c'è assolutamente voglia di proporre allo spettatore morali banali degne pistolotti pieni di buoni sentimenti (siamo tutti uguali e bisogna rispettare e voler bene anche chi è meno fortunato di noi). C'è invece un messaggio di dirompente novità, tanto necessario a questo mondo: non esiste la diversità, e la disabilità è un valore dalla quale si deve e si può trarre occasione di insegnamento. A cominciare dal protagonista che impara a sue spese a cavarsela da solo senza considerarsi in maniera miserevole come un fenomeno da baraccone. "Più grande la lotta e più grandioso è il trionfo", gli dice Mendez. Ed è in quel momento che nel suo animo scatta il "This is me", la consapevolezza di ciò che è, e che con grandiosa possenza viene cantato da Lettie, la donna barbuta del Barnum Circus.
"Se tu vedessi la bellezza che può nascere dalle ceneri..."
Perché tutto ciò che serve a questo mondo è un po' di stupore.
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